Pronto a far crescere costantemente le tue vendite B2B?
Scopri come creare da zero una pipeline B2B dall’identificazione dei prospect alla chiusura dei contratti con consigli pratici pensati per le PMI.
Creare una pipeline di vendita B2B è fondamentale se vuoi aumentare i ricavi in modo prevedibile.
Se sei un imprenditore o un responsabile vendite e ti chiedi come sviluppare una Pipeline B2B che mantenga un flusso continuo di trattative, sei nel posto giusto.
In questa guida scopriremo cos’è una pipeline B2B e perché è importante per la tua azienda. Inoltre ti accompagneremo passo passo nella sua creazione.
Troverai anche suggerimenti da professionisti, errori comuni da evitare e risposte alle domande frequenti.
Mettiamo in moto la tua pipeline!
Cos’è e perché è necessario creare una Pipeline B2B
Una pipeline di vendita B2B è in sostanza un’istantanea visiva del tuo processo di vendita: tiene traccia di ogni potenziale cliente man mano che passa dal primo contatto alla chiusura. Pensala come una mappa da seguire.
Per esempio, in un dato momento potresti avere:
- X lead in fase di conversazione iniziale
- Y proposte in revisione
- Z trattative quasi concluse.
Questa visione a colpo d’occhio ti aiuta a dare priorità ai prospect e a prevedere le vendite.
Per una PMI, costruire una pipeline B2B è fondamentale perché dà struttura agli sforzi di vendita.
Invece di sperare che i lead si convertano magicamente, saprai esattamente:
- In quale fase si trova ogni trattativa;
- quali azioni intraprendere per farla avanzare.
Alcuni vantaggi di una pipeline ben costruita:
- Previsioni di ricavo accurate: una pipeline chiara ti consente di prevedere con più sicurezza le vendite del prossimo trimestre, perché ti dà idea di quali trattative sono più vicine alla chiusura.
- Nessun lead abbandonato: non dimenticherai mai di fare il follow-up con un prospect caldo, evitando di perdere trattative per una semplice dimenticanza.
- Migliori tassi di conversione: guidando i prospect passo passo, puoi individuare e correggere i colli di bottiglia (per esempio, se molte trattative si bloccano alla fase di proposta, saprai dove bisogna intervenire).
Pipeline vs Funnel: qual è la differenza?
Avrai sentito parlare anche di funnel e sales funnel.
Il funnel è simile alla pipeline, ma rappresenta il percorso dal punto di vista dell’acquirente (dalla consapevolezza alla decisione).
La pipeline, invece, rappresenta il processo dal punto di vista del venditore: descrive le fasi e le azioni che il team commerciale compie per portare un lead all’acquisto.
In breve potremmo vederli in questo modo:
- Funnel = journey del cliente
- Pipeline = journey delle vendite
In questo articolo ci concentreremo sulla costruzione e gestione del percorso di vendita.
Ora che sappiamo perché la pipeline è importante, vediamo come costruire una pipeline B2B in cinque passi pratici.
Come costruire una Pipeline B2B in 5 passi (dal prospect alla chiusura)
Costruire una pipeline solida è come erigere una casa: servono fondamenta robuste e un piano chiaro.
Segui questi 5 passaggi chiave per creare una pipeline B2B per la tua azienda.
Passo 1 – Le basi della Pipeline B2B: definisci il tuo cliente ideale e i criteri di qualificazione
Ogni grande pipeline parte dal sapere a chi ti rivolgi e qual è, per te, un buon prospect.
Inizia dalla fase di prospecting, definendo chiaramente il tuo Ideal Customer Profile (ICP). Chiediti: quali clienti ci portano più successo e soddisfazione?
Analizza i tuoi migliori clienti e annota tratti comuni:
- Settore
- Dimensioni
- Posizione geografica
- Problemi
- Budget
Ad esempio:
Se vendi software B2B e i tuoi clienti più soddisfatti sono startup tech con 10-50 dipendenti che necessitano di strumenti di project management, questo è un insight cruciale sull’ICP.
Poi stabilisci i criteri di qualificazione dei lead – le condizioni che rendono un prospect degno di essere seguito.
Un framework diffuso è BANT: Budget, Authority, Need, Timeline.
In pratica si tratta di verificare:
- Budget: possono permettersi (dal punto di vista economico) la tua soluzione?
- Authority: stai parlando con il decisione maker (o con chi può metterti in contatto con lui)?
- Need: hanno un problema che il tuo prodotto o servizio può risolvere subito?
- Timeline: intendono decidere a breve o stanno solo “dando un’occhiata” per il futuro?
Definendo questi fattori crei un “filtro” per i lead buoni.
Immagina le fasi della pipeline come cancelli: solo i lead che soddisfano i requisiti base passano oltre.
Per una piccola impresa questo focus è oro: ti evita di sprecare energie su lead che non convertiranno mai.
Passa all’azione:
Annota i tratti comuni dell’ICP e 4-5 domande di qualificazione (es. «Qual è la tua sfida principale in X?», «Serve l’approvazione di qualcun altro per procedere?»).
Ti serviranno al Passo 3 per valutare i lead.
Passo 2 – Riempire la parte alta della Pipeline: generazione dei lead
Ora che conosci il tuo target, è il momento di far entrare lead nella pipeline.
La parte alta (prospecting o lead generation) riguarda il trovare potenziali clienti e suscitare il loro interesse.
In una piccola impresa probabilmente serve un approccio multicanale:
- Outbound prospecting: contatti direttamente i target. Ad esempio, crea una lista di aziende che rientrano nel tuo ICP e invia un’email personalizzata su come puoi aiutarle. Oppure usa LinkedIn per connetterti coi decisori e avviare una conversazione (non un pitch).
L’outbound è un processo proattivo in cui sei tu a contattare direttamente le azinede. È molto efficace per le PMI B2B perché ha basso costo e mira al bersaglio.
(Pro tip: messaggi brevi e personalizzati: è importante cercare di citare dettagli rilevante della loro azienda per non sembrare spam).
- Inbound marketing: qui, al contrario dell’approccio che abbiamo appena visto, attrai i lead verso di te. Può essere più lento per una piccola realtà ma sicuramente è più redditizio nel tempo.
Tattiche: puntare sulla SEO con articoli di blog utili (come «Le 5 principali tendenze nel [tuo settore] 2025»), offrire una guida o un webinar gratuito, ma anche curare il sito per rendere più facile contattarti (form di contatto o chat).
L’idea è che i potenziali interessati trovino i tuoi contenuti, ti vedano come esperto e ti contattino.
Anche pochi lead inbound al mese possono alzare la qualità della pipeline, perché spesso sono già “caldi”.
- Referenze e partner: non sottovalutare questa miniera d’oro.
Clienti soddisfatti possono raccomandarti ad altri (a volte basta chiedere!).
Puoi anche creare partnership di referral. Per esempio, tu sei un’agenzia web e collabori con una società IT: vi scambiate i clienti ogni volta che c’è la necessità di un servizio.
Le referenze ti aiutano a chiudere più in fretta e con maggiore fiducia.
Puoi anche considerare di dare un incentivo, come uno sconto o un piccolo premio, a chi ti porta nuovi clienti.
In questa fase l’obiettivo è avere molti lead all’ingresso della pipeline.
Ricorda però di puntare ai lead di qualità che combaciano con l’ICP (il processo di cui abbiamo parlato al Passo 1). Meno lead di qualità hanno più probabilità di generare vendite rispetto a più lead non qualificati.
Esempio pratico del passo 2:
Gestisci una società di consulenza HR B2B per produttori locali.
- Outbound: invia mail a 30 responsabili HR di aziende di medie dimensioni spiegando come riduci il turn-over.
- Inbound: pubblica un case study «Come [Cliente] ha ridotto il turn-over del 20%» e condividilo in un gruppo LinkedIn della tua nicchia, con call-to-action per una consulenza gratuita.
- Referral: chiedi ai clienti attuali se conoscono un altro stabilimento che potrebbe aver bisogno di aiuto (offri loro magari un workshop gratuito in sede se il referral diventa cliente).
Tutti questi contatti – email inviate, persone che hanno scaricato il case study e referenze – fanno il loro ingresso nella tua pipeline.
Passo 3 – Mantenere sana la Pipeline: qualifica i lead e segmenta
Hai un bel po’ di lead in arrivo – fantastico!
Il Passo 3 consiste nel qualificarli così da poter dedicare tempo ai lead più propensi all’acquisto.
In pratica, valuti ogni nuovo prospect rispetto ai criteri del Passo 1 (BANT).
Molti CRM o strumenti di pipeline ti aiutano a farlo grazie a stati personalizzati, ad esempio “Nuovi” o “Da qualificare”.
Quando arriva un lead nuovo (da un’email, dal form sul sito, ecc.), non trattarlo subito come una trattativa in corso.
Prima fai un check rapido:
- Corrisponde al tuo ICP? (Sì = bene; No = attenzione – forse non il cliente ideale, ma può ancora essere interessante se altri fattori sono forti).
- Ha interagito con te? Per l’outbound: ha risposto o fissato una call? Per l’inbound: ha fornito info complete o chiesto esplicitamente demo? L’interesse proattivo è un segnale positivo.
- I criteri BANT sono soddisfatti? Magari in call hai scoperto che hanno budget il prossimo trimestre o che parli con il CEO (authority!). Ogni criterio spuntato è un punto a favore.
In base a questo check puoi segmentare i lead:
- Lead qualificati: mostrano potenziale (bisogno reale, giusto fit, possibilità di acquisto). Passano avanti nella pipeline per un coinvolgimento più profondo (es. discovery call, demo).
- Lead non qualificati: al momento non soddisfano i criteri (troppo piccoli, zero budget, poco interesse). Non eliminarli, ma tienili in una lista “Nurturing” o “Cold” per follow-up (minori) nel tempo. Sono fuori dalla pipeline attiva per ora.
- Lead da approfondire: a volte non sei ancora sicuro. Puoi tenerli “in forse” e puntare a ottenere le informazioni mancanti (es. facendo una breve call con domande di qualificazione).
Essere rigorosi ma precisi nella qualificazione è la chiave per avere una pipeline ad alta conversione. È meglio concentrarsi verso lead con potenziale reale che consumare tempo e risorse verso prospect troppo freddi.
Suggerimento:
Crea una checklist semplice per la qualificazione.
Ecco un esempio:
- Ha un pain point che risolviamo? S/N
- Coinvolge il decisore? S/N
- Ha menzionato il budget? S/N
- Tempistica = questo trimestre? S/N
Se un lead ottiene 3 sì su 4, passa alla fase successiva.
Se è 0/4, mettilo in forse.
Un controllo come questo ti aiuta a mantenere una pipeline attiva e pulita.
Passo 4 – Dare slancio alla Pipeline: nurturing e follow-up costante
Inutile girarci intorno e illudersi: nelle vendite B2B, la maggior parte dei lead non convertirà al primo contatto.
Magari adorano la tua proposta ma serve l’approvazione interna, o il budget si libera il prossimo trimestre, o stanno ancora facendo confronti con altri tuoi competitor. È normale!
Questo significa semplicemente che nella tua pipeline devi considerare dei lead “in corso”. Questi lead richiedono ancora la tua attenzione: il tuo compito è nutrirli finché non saranno pronti all’acquisto.
È qui che interviene il lead nurturing che consiste nel costruire relazioni e fiducia nel tempo.
Invece di chiamare un lead una volta e passare oltre se non dice subito “sì”, lo inserisci in un percorso di nurturing: una sequenza costante di follow-up e contenuti di valore.
Alcune tattiche:
- Email di follow-up personalizzate: dopo una call o demo, invia un’email di ringraziamento che riassuma le loro esigenze e come puoi aiutarli. Poi programma un’altra occasione di contatto una o due settimane dopo, magari condividendo un articolo o un suggerimento mirato (evita messaggi generici che sottointendono che vuoi solo sapere se sono pronti a comprare, ma cerca di offrire sempre valore con messaggi mirati tenendo conto di cosa è stato detto nelle conversazioni precedenti).
- Condividi contenuti utili: l’ideale è posizionarti come consulente, non come un venditore.
Se il prospect ha citato un problema specifico, inviagli un case study o un breve vademecum che lo affronta.
Così resta coinvolto e ti considera un esperto. - Check-in regolari: se un lead era caldo e non lo è più, non affrettarti a rimuoverlo, potrebbe anche semplicemente essere impegnato.
Puoi inviare un messaggio per riprendere la conversazione, come ad esempio “Ciao, volevo vedere se il mese prossimo è un momento migliore per riprendere la conversazione. Intanto ecco un case study di successo che mi ha ricordato la tua situazione.”
La costanza è cruciale: svariati studi mostrano che servono spesso 5-8 contatti per riattivare un decisore impegnato. - Usa più canali: l’email è ottima, ma puoi integrarla con una telefonata veloce o un messaggio tramite LinkedIn.
A volte un prospect ignora le email ma risponde su LinkedIn o viceversa.
Sii presente dove si trova, sempre in modo professionale (niente stalking!).
Fondamentale: segui un programma.
Tratta i follow-up come task improrogabili in agenda.
Un esempio di task e sotto-task che ti aiutano a seguire un lead con promemoria e dettagli sui diversi follow-up.
Molte vendite saltano perché il commerciale non ha fatto follow-up e il prospect ha scelto chi l’ha fatto.
Non vuoi essere invadente, ma un promemoria amichevole spesso è gradito: i prospect impegnati a volte vogliono che tu li ricordi perché hanno altre 100 cose in testa.
Esempio:
Hai inviato una proposta due settimane fa e non hai notizie.
Esempio di nurturing:
«Ciao [Nome], spero vada tutto bene. L’ultima volta stavi pianificando il budget: come procede? Ho pensato che questo calcolatore ROI potesse esserti utile per [riferimento al problema]. Fammi sapere se hai domande, sarò felice di parlarne quando vuoi.»
Questo messaggio offre valore (calcolatore ROI) e ricorda delicatamente la proposta, senza suonare disperato o far sentire in colpa per non aver ricontattato.
Nutrendo i lead, mantieni viva la pipeline.
Trattative che altrimenti morirebbero restano in gioco finché non sono chiaramente vinte o perse e anche le perse talvolta ritornano.
Ricorda:
“Non ora” non è “mai” nel B2B.
Il nurturing serve a massimizzare le probabilità di un sì futuro.
Passo 5 – Chiudere le trattative e follow-up post-vendita
Questa è la fase preferita di ogni imprenditore: chiudere la vendita!
La tua qualificazione e nurturing hanno dato frutto: il prospect è seriamente interessato.
Ora devi trasformare quell’opportunità in cliente.
Questo passaggio finale, in realtà, si può dividre in due: chiusura della trattativa e attività post-vendita.
Chiusura (negoziazione e accordo)
Quando arrivi alla fase di proposta/negoziazione, è il momento di chiarire gli ultimi dubbi, negoziare i termini e firmare.
Ecco come farlo da professionista:
- Personalizza la proposta: evita presentazioni generiche. Usa quanto appreso nel nurturing per evidenziare i risultati specifici che interessano al cliente
(«In base alle nostre conversazioni, questo pacchetto aumenterà la produzione del 15% in 6 mesi, risolvendo il collo di bottiglia che hai descritto.»).
Dimostri di aver ascoltato e di offrire una soluzione su misura. - Offri opzioni quando possibile: proporre due versioni del servizio (es. base e premium) può far avanzare la negoziazione.
Il prospect sente di avere scelta.
Assicurati che entrambe siano sostenibili per te.
Spesso ne selezionerà una anziché dire sì/no a un’unica offerta. - Negozia con intelligenza: chiarisci cosa è non negoziabile e dove hai margine (magari puoi estendere le scadenze di pagamento o aggiungere un piccolo servizio bonus, ma non taglierai il prezzo del 50%).
Concentrati sul valore e sui risultati più che sul centesimo.
Focalizzati sul ROI: se la tua soluzione porta 100k € di beneficio, un prezzo di 10k € è un affare.
Ascolta le loro preoccupazioni, a volte l’ostacolo è risolvibile (tempi di consegna) più che il prezzo. - “Anticipa” la chiusura: quando l’accordo è vicino, parla come se fossi già partner.
Ad esempio dicendo:
«Quando implementeremo questo il prossimo mese…»
Questo ti aiuta a rafforzare la fiducia che l’accordo si farà.
A questo punto quando il prospect dice “sì” (es. contratto firmato), è fatta. Ricorda però che la tua pipeline non finisce qui.
Fase di post-vendita
Un errore enorme è trattare la trattativa chiusa come un traguardo e passare oltre.
In realtà, chiudere un nuovo cliente è l’ingresso nella fase successiva, quella che potremmo definire customer success e retention.
Soprattutto per le PMI che cercano relazioni di lungo termine e referenze, continuare a coinvolgere i clienti nel post-vendita è cruciale.
Cosa fare dopo la chiusura:
- Ringrazia e rassicura il nuovo cliente: invia un’email cordiale di ringraziamento o addirittura una nota scritta a mano.
Riafferma che hanno fatto una scelta intelligente e che sei entusiasta di portare risultati.
Riduce eventuali ripensamenti. - Onboarding efficace: se applicabile, guidali nei primi passi con il tuo prodotto/servizio.
Fai una presentazione dell’account manager o del supporto che si interfaccerà direttamente con il cliente da ora in poi.
Un onboarding fluido conferma la loro scelta e li rende più inclini a rinnovi e a lasciare buone referenze. - Rimani in contatto (upsell e referenze): segna un follow-up in agenda a uno-due mesi dall’inizio.
Verifica soddisfazione e risultati.
Un cliente felice può essere aperto a un upsell (es. un servizio aggiuntivo).
Anche se non serve altro, un cliente soddisfatto spesso è disposto a raccomandarti, ma spesso devi essere tu a chiedere.
Una richiesta sincera come:
«Conosci un’altra azienda che potrebbe beneficiare della soluzione che abbiamo implementato?»
Può generare nuovi lead ad alta fiducia.
- Registra il feedback nel CRM: le trattative chiuse positivamente vanno segnate come tali, ma è importante anche aggiungere delle note sul motivo della chiusura (es. «Il cliente ha apprezzato il nostro supporto rapido»).
Se chiuse in negativo (hanno scelto un competitor o deciso di non acquistare), è altrettanto importante annotare la motivazione.
Queste informazioni sono utilissime per migliorare.
Ogni trattativa persa offre insight per affinare l’approccio.
Puoi persino pianificare un promemoria per ricontattare i prospect persi dopo qualche mese; certe decisioni si ribaltano o nascono nuovi bisogni, e questo ti permetterà di trasformare un no in un futuro sì.
Chiudendo trattative e continuando a nutrire quelle relazioni, alimenterai la pipeline in un nuovo modo: tramite rinnovi, upsell e referenze.
Si crea un ciclo virtuoso in cui il cliente di oggi genera il lead di domani.
Best practice extra per potenziare la Pipeline B2B
Oltre ai passaggi principali, ecco dei nostri consigli aggiuntivi che ti aiuteranno a gestire meglio la tua pipeline.
- Rimani organizzato con un CRM:
Anche se sei all’inizio, usa un CRM semplice o almeno un foglio di calcolo strutturato per tracciare la pipeline.
Un CRM visualizza le fasi, imposta promemoria e raccoglie tutte le informazioni in un unico posto.
Molti CRM e strumenti per la lead generation (HubSpot, Zoho) hanno anche versioni gratuite ideali per iniziare (anche senza budget).
L’essenziale è usarlo con costanza altrimenti perderai di vista l’avanzamento delle tue trattative. - Allinea marketing e vendite:
Se hai qualcuno al marketing (anche un’agenzia), assicurati che collabori strettamente con le vendite.
Le vendite possono indicare al marketing quali lead erano di qualità, e il marketing può concentrare gli sforzi su quelle fonti.
Allo stesso modo, puoi sfruttare queste informazioni nella tua strategia di content marketing: case study, whitepaper e altri contenuti possono basarsi sulle domande più frequenti che vengono fatte al team vendite.
In una microimpresa può bastare che il CEO (marketing) e il commerciale (vendite) si parlino ogni settimana. - Focus sulla qualità, non solo quantità:
È importante ribadire che una pipeline piena di lead “inattivi” è confusa e dispendiosa.
Meglio una pipeline più piccola ma piena di prospect che corrispondono davvero al profilo target.
Qualità > Quantità.
Migliora continuamente l’ICP e non temere di depennare i lead non in linea. - Adotta l’omnichannel outreach:
Usa un approccio multicanale per ingaggiare i prospect.
Significa che i messaggi via email, telefonate, LinkedIn ecc. devono essere coordinati per un’esperienza fluida. Magari invii un’email introduttiva, poi dopo pochi giorni chiedi la connessione su LinkedIn citando quell’email, poi chiami.
Svariate ricerche mostrano che le trattative B2B richiedono spesso contatti su 3+ canali. - Misura i KPI della pipeline:
Inizia a monitorare alcuni indicatori chiave, ad esempio:
- il tasso di conversione per fase (se 50 lead entrano in “Qualificati” e 10 diventano clienti, allora hai conversione del 20%),
- la velocità di avanzamento della pipeline (tempo medio dal primo contatto alla chiusura),
- la pipeline coverage (hai abbastanza trattative per raggiungere l’obiettivo – es. 3× la tua quota).
Anche un conteggio manuale mensile va bene.
Misurando, puoi individuare problemi e sapere dove intervenire (es. «i lead avanzano, ma le trattative restano troppo a lungo in proposta – perché?»).
- Impara da ogni “no”:
Chiedi feedback con cortesia quando un prospect non procede.
Ogni trattativa persa è un’opportunità di apprendimento.
Era il prezzo, le funzionalità, il timing?
A volte non avrai risposta, ma spesso sì, e quel feedback è prezioso.
Chiedere e dimostrare interesse può far sì che il prospect ti tenga a mente in futuro. - Sfrutta i clienti felici per crescere:
I clienti esistenti sono un’estensione della pipeline – trattali bene e riempiranno la parte alta con referenze, rinnovi e nuovi acquisti.
Mantieni le promesse e costruisci la tua reputazione.
Incoraggia chi è soddisfatto a diffondere la voce, magari con un programma referral:
«Presentaci un’altra azienda e ricevi 1 mese di servizio gratis.»
Così la pipeline si auto-alimenta grazie alle tue storie di successo.
Errori comuni da evitare nella costruzione della Pipeline
Anche aziende esperte possono inciampare nella gestione della pipeline. Ecco alcuni errori da tenere d’occhio (e da evitare):
- “Improvvisare” senza processo definito – Gestire i lead in modo disordinato ti farà saltare i follow-up. Definisci chiaramente fasi e processo di vendita fin dall’inizio
- Ignorare i lead non pronti ora – Non tutti comprano subito, ma non per questo sono inutili. Non rimuovere i lead che dicono «richiamami tra 6 mesi». Segnali come “in futuro” e imposta promemoria adeguati.
- Concentrarsi solo su nuovi lead, trascurando i clienti esistenti – La pipeline non riguarda solo il nuovo business; include il nurturing degli account attuali per poter ottenere fidelizzazione e upsell.
- Scarso follow-up – Molti venditori mollano dopo uno o due tentativi. Finché un lead non dice esplicitamente “no”, puoi continuare con follow-up (utili e non invadenti).
- Sovraccaricare la pipeline di lead non qualificati – Una pipeline piena di “prospect” che non lo sono davvero dà false speranze e ti fa solo perdere tempo.
- Non aggiornare lo stato della pipeline – La tua pipeline è in costante mutamento: se non la aggiorni, diventa inaffidabile. Fallo almeno ogni settimana per mantenere i dati utili.
FAQ: domande frequenti sulla costruzione di una Pipeline B2B
Dipende dalla durata del tuo ciclo di vendita.
Se è breve (poche settimane), potresti chiudere i primi contratti un mese o due dopo un lavoro mirato.
Per offerte B2B più complesse, servono da 3 a 6 mesi (o oltre)per passare dal primo contatto alla firma.
La chiave è la costanza: alimenta e gestisci la pipeline e vedrai un flusso continuo dopo il periodo di avvio.
Molte PMI, con 6 mesi di lavoro, riescono a costruire le basi per vendite mensili costanti.
Dipende dal tuo tasso di conversione.
Semplificando: vuoi 5 nuovi clienti al mese e chiudi 1 trattativa ogni 5 lead qualificati?
Ti servono circa 25 lead qualificati al mese.
Questa relazione è detta pipeline coverage.
Regola empirica: 3×-5× copertura – se vuoi 10k € di vendite, tieni trattative per 30-50k €.
Non servono software costosi all’inizio.
Molti CRM gratuiti (es. HubSpot) bastano per PMI: crei trattative, fasi, task e mail in un unico posto.
Anche Trello o un foglio Excel possono funzionare.
Quello che devi creare è uno spazio per le informazioni, un modo per spostare le trattative tra fasi diversi, e poter avere dei promemoria di follow-up.
Lo strumento migliore è quello che userai davvero.
Segmenta la pipeline in fasi più piccole (es. “In valutazione”, “In attesa di budget”) per capire perché una trattativa è ferma.
Continua il nurturing durante l’attesa con aggiornamenti pertinenti.
Fissa traguardi intermedi e alimenta costantemente la parte alta per evitare periodi più scarsi.
Assolutamente sì, soprattutto per non perderti opportunità di upsell/cross-sell.
Tieni traccia anche dei rinnovi.
Molti CRM permettono di distinguere “Nuovi clienti” da “Attuali”.
Un euro da un cliente attuale vale quanto uno da un nuovo e perciò merita il suo posto in pipeline.
Inizia oggi a costruire la tua Pipeline B2B, ti aiuta Visilay
Ora hai una solida base e sai da dove partire per creare una pipeline B2B che alimenti la crescita della tua attività.
Partendo dall’identificare i lead giusti, puoi iniziare a riempire la pipeline, nutrire i prospect e arrivare alla chiusura, senza tralasciare l’importante fase di post-vendita. La chiave è avere costanza e un piano definito.
Se sei una piccola azienda o un micro-team potresti aver bisogno delle competenze di esperti per poter mettere in piedi strategie efficaci. Noi di Visilay ci occupiamo di lead generation per B2B e possiamo aiutarti sia nella fase di identificazione del target che nello strutturare la tua pipeline (se sei agli inizi) o nel migliorare il tuo processo attuale (se hai difficoltà a mantenere un flusso costante di lead in ingresso).